Il 23 marzo scorso l'Ambasciata di Washington ha comunicato via web ai Rappresentanti sindacali e alle RSU della sede, la cancellazione di alcune coperture delle spese sanitarie sostenute dal personale di ruolo e a contratto in servizio negli Stati Uniti attraverso la Convenzione tra il Ministero della salute e la "Blue Cross-Blue Shield (BCBS)" stipulata nel 2016, con vigenza 2017-2025.
L'informativa non è stata estesa, come sarebbe stato invece auspicabile, anche alle organizzazioni sindacali e RSU presenti nelle altre sedi della rete diplomatico-consolare USA, a cui l'Ambasciata, purtroppo, neppure successivamente ha fornito i chiarimenti richiesti, né la più volte reclamata copia della registrazione dell'incontro del 23.
Nonostante i limiti, di chiarezza comunicativa e nel formato dei partecipanti, ingiustificatamente ristretto, che hanno caratterizzato la citata informativa, le "cattive" notizie - che notoriamente hanno gambe più lunghe e più leste di quelle "buone" - si sono sparse in tutte le sedi americane! Pertanto, alle scriventi sigle sindacali sono giunte proteste e richieste di chiarimenti da parte dei colleghi in servizio negli USA, i quali hanno manifestato forte preoccupazione e profondo malumore per i paventati tagli.
La DGRI, date tali premesse, ha convocato il giorno 7 aprile le OO-SS presenti al MAECI, per una riunione in videoconferenza allo scopo di fare chiarezza su questa vicenda.
Innanzitutto, a beneficio dei meno esperti in materia, il VDG Riccarda Pietrasanta ha spiegato come, attraverso la citata Convenzione Minsalute-BCBS, ai pubblici dipendenti in servizio all'estero e ai loro familiari al seguito l'assistenza sanitaria è, di fatto, garantita in forma diretta: ossia, le spese sono anticipate da BCBS che a posteriori viene periodicamente rimborsata da Minsalute. Le prestazioni rimborsabili sono indicate in uno specifico allegato alla Convenzione stessa e sono individuate sulla base di quelli che sono i "Livelli essenziali di assistenza" (i c.d. LEA, ossia le prestazioni e i farmaci che, in Italia, il SSN fornisce gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, cioè un ticket), ciò allo scopo di assicurare pari trattamento ai pubblici dipendenti in servizio all'estero e a chi vive in Italia.
I LEA attualmente in vigore in Italia sono stati stabiliti a marzo del 2017 in termini, purtroppo, più restrittivi rispetto a quelli precedentemente vigenti.
Ne consegue che la Convenzione Minsalute-BCBS in vigore, in quanto stipulata nel 2016, ha un "prontuario" di spese e farmaci rimborsabili che si basa sui "vecchi" LEA che, come detto, sono più vantaggiosi di quelli attuali. Pertanto, è sulla base di tali parametri che, dal 2017 ad oggi, le spese per prestazioni mediche e farmaci, sostenute dai colleghi in servizio negli USA, sono state rimborsate da Minsalute a BCBS.
Sulla base della rendicontazione delle spese rimborsate nell'arco degli ultimi 3-4 anni, il Ministero della Salute ha registrato un incremento di circa il 40% della spesa a carico dello stato italiano per coprire la Convenzione con Blue Cross Blue Shield, passata da 4.600000 euro nel 2017 a 6.400000 euro attuali. Inoltre, un'analisi dettagliata delle singole spese, ha messo in evidenza che tale incremento è solo in parte dovuto ad un aumento del costo delle singole prestazioni; perlopiù esso è stato causato dalla crescita del numero di diverse prestazioni che, benché incluse nella Convenzione, non rientrano più negli attuali LEA (es. farmaci da banco, fisioterapia, farmaci di fascia C).
È questa la ragione per cui il Ministero della Salute intende ora avviare una procedura volta a revisionare le coperture assicurative sanitarie previste in Convenzione per adeguarle ai parametri stabiliti dai nuovi LEA, ossia quelli che, come detto, sono in vigore in Italia dal 2017.
Sarà, indubbiamente, un'operazione complessa che richiederà particolare attenzione al fine di evitare soluzioni penalizzanti per i colleghi di ruolo e a contratto rispetto ad un bene primario e non negoziabile qual è quello della salute dei cittadini. In particolare, si tratterà di individuare, nella maniera più precisa possibile, quali siano le prestazioni e i farmaci USA corrispondenti a quelli che in Italia sono rimborsabili in quanto ricompresi nei LEA vigenti. Benché la competenza in questa materia sia esclusiva di Minsanitá, abbiamo chiesto al MAECI di seguire tale operazione a tutela dei propri dipendenti interagendo costantemente con il Ministero della Salute.
In riunione abbiamo avuto assicurazioni che in attesa che tale procedura giunga a compimento, non ci saranno tagli ai farmaci e alle prestazioni (anche quelle della cosi detta medicina "chiropratica") finora coperti dalla citata Convenzione con BCBS e, quindi, si avrà diritto agli stessi rimborsi ricevuti finora al anche oltre la data del 1° aprile, diversamente da quello che era stato preannunciato nel corso della riunione in videoconferenza organizzata dalla nostra Ambasciata a Washington.
Abbiamo ricevuto assicurazioni anche circa il fatto che non verranno richiesti rimborsi per quelle spese mediche pregresse relative a prestazioni e farmaci che non risultano nei "LEA" vigenti ma che sono ancora nel "prontuario" della Convenzione, e soprattutto lo erano quando sono state effettuate dai colleghi in assoluta buona fede e nella convinzione che fossero rimborsabili. Solo le spese per lo psicoterapeuta, potranno essere rimborsabili unicamente se sono correlate alla presenza di una particolare patologia certificata (ma ciò in quanto esse giá non sono all'interno del sopra citato "prontuario").
Le risposte che ha fornito l'amministrazione appaiono rassicuranti.
Tuttavia, ci preme richiamare l’attenzione della nostra dirigenza, sull’importanza, inoltre, di assicurare ai colleghi di ruolo e a contratto, in servizio nella rete statunitense coperti dalla predetta Convenzione, un congruo adeguamento dell’ISE e degli stipendi sulla base delle ripercussioni che, i molto probabilmente, le prospettate revisioni del “prontuario” potrebbero avere sul loro “potere d’acquisto”. Si tratta di un aspetto non certo secondario che se trascurato, provocherebbe una ulteriore contrazione del numero di colleghi disposti a trasferirsi negli USA a causa di un trattamento economico insoddisfacente.
Non possiamo esimerci, infine, dal censurare la superficialità con cui la nostra Ambasciata a Washington ha trattato la questione, fornendo informazioni inesatte e imprecise che hanno contribuito ad alimentare le preoccupazioni legittime dei colleghi che vivono ed operano in un contesto sociosanitario profondamente diverso da quello europeo.
Un contesto, dove non esiste un sistema sanitario pubblico paragonabile a quello presente nel nostro paese e nel resto dell'UE. Una realtà dove le spese per sostenere le cure mediche, secondo i nostri parametri, sono davvero insostenibili senza una adeguata copertura assicurativa o da parte del SSN.
Un obiettivo che contraddistingue da sempre i principi fondanti del nostro stato e dell'intera Europa, particolarmente in questo momento con una pandemia tuttora in corso che non sembra dare segni di volere recedere.
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