Gent.mo On. Ministro Luigi Di Maio, 

gent.me On. Vice Ministri Emanuela Del Re e Marina Sereni

gent.mi On. Sottosegretari Manlio Di Stefano, Antonio Ricardo Merlo ed Ivan Scalfarotto


abbiamo deciso di scrivervi, certi che condividiate con noi la necessità di promuovere all’estero l’immagine e le eccellenze del nostro Paese. Riteniamo che sia giunto il momento di riavviare un dibattito sul ruolo della cultura italiana nel mondo, missione cui sono preposti i nostri 83 Istituti di Cultura dislocati in tutti i continenti. Il nostro ingente patrimonio culturale è fonte di un prestigio indiscusso, unanimemente. La profonda crisi economica scatenata dalla pandemia costituisce un banco di prova e, al contempo, una formidabile opportunità per riaffermare la centralità della cultura italiana a livello sia politico sia economico. La cultura, dobbiamo ribadirlo, è senza dubbio una risorsa preziosa per incrementare il reddito nazionale. Non è affatto vero che “con la cultura non si mangia”: la promozione della cultura italiana all’estero, sotto l’egida del MAECI, ha sempre dato e continuerà a dare un forte impulso alla conoscenza del Made in Italy - in particolare design e moda - all’internazionalizzazione delle università e delle aziende italiane e, last but not least, all’espansione del turismo culturale (settore, quest’ultimo, che ha straordinarie potenzialità non ancora sfruttate appieno).

Negli ultimi anni è prevalsa di fatto una delega ed una valorizzazione della sola carriera diplomatica. Non a caso da tempo chiediamo, senza risultato, che venga pubblicato un sintetico curriculum di tutti i funzionari, attualmente previsto solo per i dirigenti. Sarebbe invece necessario un nuovo tipo di approccio che valorizzi tutte le categorie impegnate nel funzionamento della complessa macchina della Farnesina. Basterebbe scorrere i curriculum del personale delle Aree Funzionali– coloro che mandano avanti la macchina – per rendersene conto: la maggior parte è iper qualificata rispetto alle mansioni ricoperte.

Il nostro intento non è recriminare quanto piuttosto auspicare che si volti pagina e che ci si ponga al passo con i tempi, dando un segnale politico di discontinuità. A titolo di esempio, nel 2018 gran parte degli addetti culturali in servizio a Roma è stata esclusa dagli Stati generali della lingua italiana. Direttori di Istituto, che hanno gestito per decenni corsi di lingua nel mondo, non sono stati né coinvolti nella fase preparatoria dell’assise, né ad essa invitati. E, a conclusione dei lavori, al prestigioso incontro con il Presidente della Repubblica Mattarella, erano presenti alcuni giovani diplomatici, e neppure un direttore di Istituto di Cultura.  Ci auguriamo vivamente che fatti incresciosi del genere non avvengano più.

Il personale della promozione culturale soffre attualmente a causa della schizofrenia conclamata di un Ministero che da una parte gli chiede ogni giorno spirito di squadra, compattezza, dedizione al servizio della Nazione, dall’altra data la struttura semifeudale di questa Amministrazione, ne soffoca l’elevata professionalità richiesta sia per entrare nei ruoli che per dirigere gli Istituti di Cultura all’estero. 

Ci auguriamo che i nostri vertici politici siano consapevoli che il recente concorso per funzionari della promozione culturale (APC) ha immesso in ruolo decine di giovani brillanti, preparati e motivati. Essi sono il futuro della promozione culturale, dobbiamo convincerli che in Italia è possibile coniugare equità e meritocrazia. Gli addetti culturali danno lustro all’Amministrazione e dovrebbero sentirsi parte di una squadra coesa, ex aequo con tutti i dipendenti della Farnesina, pur nel rispetto dei ruoli distinti.

È ormai palpabile il disagio e la frustrazione dei funzionari APC in servizio a Roma, i quali da anni sono sottoposti a forme sistematiche di demansionamento e “allomansionamento” incompatibili con il CCNL, nonché costretti a eccessivi carichi di lavoro. Dispiace dover notare che la dirigenza diplomatica, presso la DGSP, in questi anni non ha prestato ascolto alle richieste della categoria, né quella di coprire gli Istituti vacanti con il personale disposto a partire per l’estero in tempi brevi, uniformando i criteri temporali di candidabilità con quelli in vigore presso la DGRI, né quella, semplicissima, di assegnare un esperto amministrativo-contabile all’ufficio VIII della DGSP. Anzi, è mancata quella sensibilità e capacità di ascolto e di gestione del personale. Eppure senza il lavoro, a volte volontario, degli APC gli uffici culturali della DGSP non potrebbero raggiungere gli obiettivi prefissati, né gestire una rete complessa di ben 83 IIC.

Vorremmo capire: chi decide sulla ristrutturazione della rete estera degli IIC? Può la dirigenza diplomatica pubblicare liste di pubblicità con pochissimi posti pur di tenere il personale APC a Roma, impiegato anche in compiti non attinenti al proprio profilo? Queste decisioni, quasi sempre, sono state calate sul personale APC dall’alto. Se i diplomatici hanno tutto il diritto di far valere le loro prerogative di capi struttura, i funzionari hanno il diritto – in base all’art. 21 della Costituzione – di esprimere il proprio dissenso. Ed è per questo che ci appelliamo alla fonte primaria del potere, in una democrazia, a coloro che esercitano la funzione di governo e indirizzo politico, su mandato parlamentare. Si tratta di decidere se si intenda vivere in una democrazia allargata, basata sul consenso, sulla mediazione dei corpi intermedi (come i Sindacati), oppure se si opta per il cesarismo gerarchico gestito dall’alta burocrazia.

Ribadiamo il nostro non interesse alla polemica ma crediamo nella possibilità di un’azione riformatrice che possa cambiare il passo alla Farnesina. Premesso ciò, ancora una volta, mettiamo a disposizione dell’Amministrazione le competenze del personale APC.

Noi, Sindacati confederali, abbiamo sempre creduto nella mediazione e nel dialogo, fedeli in ciò a una lunga tradizione ispirata a senso di responsabilità e mirata alla coesione nazionale. Il recente concorso per l’area della promozione culturale, già annunciato nel 2016, autorizzato in deroga, e finito di espletare nel 2020 (tempi troppo lunghi!) è stato un segnale pur importante, ma non basta: i concorsi per la carriera diplomatica vengono banditi regolarmente, mentre le altre carriere, falcidiate dai pensionamenti, sono ormai ridotte al lumicino. L’età media dei funzionari è troppo elevata, abbiamo bisogno di un ulteriore apporto di energie giovani e vitali.

Non lo si ripeterà mai abbastanza: la Farnesina non è solo la “casa” dei diplomatici, bensì di tutti i dipendenti di ruolo i quali svolgono il loro dovere con spirito di servizio, nonostante le modeste retribuzioni. La delicatissima funzione che il nostro Ministero svolge, in Italia e all’estero, non si regge solo sul lavoro della dirigenza, bensì anche sulle numerose attività portate avanti con successo da centinaia di funzionari amministrativi, contabili, economici e addetti culturali, il cui contributo alla proiezione estera dell’Italia è spesso misconosciuto o non adeguatamente riconosciuto. Ciò è tanto più grave alla luce del fatto appena menzionato per cui la mannaia dei tagli al personale, negli ultimi anni, ha colpito selettivamente: in primis i funzionari, le aree terze e seconde, lasciando indenne la carriera diplomatica. Ciò non poteva non determinare un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, a cui non è corrisposto un adeguato riconoscimento delle professionalità.

Proponiamo con il documento allegato una serie di proposte e di spunti di riflessione, elaborati dal personale APC e che condividiamo auspicando che questa volta vengano davvero presi in considerazione dalla nostra dirigenza e rappresentino un punto di ripartenza del dialogo, sindacale ma anche interpersonale, all’interno della DGSP.

Siamo infatti certi che voi abbiate gli strumenti e la volontà per spingere l’Amministrazione ad affrontare e risolvere le problematiche segnalate, in modo che al personale APC siano riconosciuti i diritti e i meriti.

FP CGIL                        CISL FP                         UILPA

Silvia Scarinci                Aldo Migani         Alfredo Di Lorenzo