Due settimane fa l’Amministrazione ci ha consegnato le sue proposte di riforma dei Decreti 54 e 95 del 2010. In questo periodo abbiamo attentamente riflettuto su entrambi i provvedimenti giungendo alle conclusioni che riportiamo di seguito.
Con riferimento all’ipotesi di riforma del DPR. 54/2010, vogliamo aprire questa nostra nota di commento con una premessa di carattere generale. La sensazione che abbiamo maturato a seguito delle nostre riflessioni è che la proposta presenti diversi tratti di incertezza e di indeterminatezza, come se, con riferimento a taluni nodi cruciali, l’Amministrazione non sappia bene quali decisioni assumere. Siamo convinti che non ci siano ancora le condizioni, in termini numerici e di formazione del personale, per adottare il modello organizzativo che prefigura l’Amministrazione. Ci chiediamo allora se non sia meglio fermarsi un attimo (stante anche il fatto che ci sfuggono i motivi per cui ci sarebbe urgenza a fare ora, in fretta e magari anche male, tale riforma), aprire un’ampia riflessione ed un costruttivo confronto per individuare soluzioni che possano agevolare o accelerare la maturazione di condizioni più favorevoli ad una riorganizzazione funzionale e funzionante delle sezioni amministrativo-contabili delle nostre sedi all’estero.

Tali conclusioni sono il frutto, come detto, di un confronto sul provvedimento citato, da cui sono emerse le osservazioni che riportiamo qui di seguito:

1) Innanzitutto, non condividiamo l’ipotesi dell'Amministrazione che - senza alcun distinguo - contempla la possibilità di affidare la funzione di agente contabile a dipendenti assegnati ad un "posto-funzione non… inferiore a cancelliere contabile", includendo quindi personale dirigenziale (nella normativa in vigore escluso da questa funzione), di III Area e, infine, di II Area.
Come detto, tale ipotesi non è condivisibile e ciò in quanto:
a) contraria ai criteri che improntano il sistema di classificazione del personale del CCNL;
b) contraria all'impostazione logica e giuridica dell'art. 52 del D.Lg.vo n. 165 del 2001;
c) contraria alla natura dell'atto normativo in cui si vuole inserire e che, in quanto regolamento di organizzazione, non dovrebbe lasciare margini all'indeterminatezza.
Quello che ci colpisce di questa proposta è che non sembra essere finalizzata a risolvere i problemi funzionali che si sono creati in questi ultimi anni, ma che sia stata pensata solo per mettere al riparo l’Amministrazione dai ricorsi per mansioni superiori. Trattandosi di questioni di natura contrattuale, l’Amministrazione avrebbe dovuto convocare le OO.SS. per una riflessione comune prima di proporre una simile modifica.

2) Ad ogni modo, dalla lettura del documento che ci è stato dato, sembra di capire che uno degli intenti dell’Amministrazione sia quello di spostare sulla II Area la funzione di agente contabile. Ciò si deduce dai due seguenti passaggi del testo proposto:
a) lo stralcio del comma 4. dell’art. 3 del vigente DPR. 54/2010 il quale, in maniera chiara ed inequivocabile, oggi recita che “il vice commissario amministrativo contabile è agente contabile”;
b) la formulazione del nuovo comma 1-bis dell’art. 3 del citato DPR. 54 che, come precisato anche nella Relazione illustrativa al provvedimento di riforma, intendendo conferire unitarietà alle funzioni svolte all’estero nel settore amministrativo contabile dalle III Aree, attribuisce anche al vice commissario amministrativo contabile le funzioni di “preposto”.
Non è specificato se la funzione di “preposto” sarà pubblicizzata come posto funzione con una sua ISE specifica o se la stessa funzione sarà remunerata con tre ISE diverse, a seconda che la pubblicità sia fatta su un dato posto-funzione piuttosto che un altro o che sia frutto di una scelta casuale o, peggio, "ad personam".
Riteniamo, inoltre, che sarebbe il caso di trovare un termine diverso da quello di “preposto” per indicare questo nuovo incarico dirigenziale e direttivo, non fosse altro perché si confonde con una delle figure chiave del D.Lgvo 81/2008.
Comunque, se l’intento dell’Amministrazione è quello di dare, da qui in avanti, la titolarità della funzione di agente contabile alle II Aree (specificamente a chi sarà assegnato sul posto-funzione di Cancelliere contabile), per i motivi esposti al punto 1), ciò dovrebbe essere fatto in maniera chiara e puntuale e non nella maniera confusa e bizzarra che leggiamo nella proposta dell’Amministrazione.

3) Tuttavia, in questo momento e, forse, ancora per alcuni anni, non ci saranno numeri sufficienti in II Area per tale incarico e, inevitabilmente, le III Aree dovranno venire in soccorso nello svolgimento della funzione anche di agente contabile. Ciò creerà grandissimo malumore nelle III Aree che, nei fatti, si troveranno a coprire entrambi i ruoli, quello di “preposto” e quello di agente contabile. E non si può escludere che il rischio di trovarsi a fare contemporaneamente due lavori, spingerà i colleghi di III Area a non candidarsi mettendo l’Amministrazione in forte difficoltà nella copertura anche dei posti da “preposto”.

4) Pur comprendendo l’intenzione dell’Amministrazione di voler attribuire un ruolo più attivo e di maggiore responsabilità ai dirigenti amministrativi in servizio nelle sedi in cui è istituito un C.I.A., riteniamo necessario un confronto per sciogliere i dubbi e superare le preoccupazioni che tale scelta inevitabilmente suscita in noi relativamente al personale di III Area. In particolare:
-    va chiarito quale sia l’esatto ambito di azione del dirigente e come egli interagirà con i funzionari in servizio nelle sedi di competenza del Centro. La preoccupazione è che più che una sinergia si crei una competizione, anche in termini di posti, tra il dirigente ed i
funzionari di III Area;
-    va chiarito se ci si riferisce solo ai “preposti/dirigenti” ovvero a tutti i “preposti”, anche funzionari di III Area, quando sembra che si stiano attribuendo a questi ultimi competenze e responsabilità che sono dirigenziali (stipula di convenzioni, centralizzazione dei contratti all’estero, assunzione di impegni di spesa pluriennali), traslandole in parte anche dalla normativa di riferimento dei C.I.A. Anche perché, se non ci fosse alcun distinguo, di fatto l’Amministrazione, più che risolvere il problema del mansionismo, lo starebbe solo spostando dalla II alla III Area!
-    non vorremmo assistere, come nel caso degli Istituti di Cultura di cui qui sembra riprodursi lo schema, al balletto delle sedi che cambieranno pelle (da “normale” a “dirigenziale”) a seconda delle “aspirazioni” del dirigente di turno.
-    vorremmo sapere quale sarà la dotazione di organico del settore amministrativocontabile delle sedi che ospiteranno i C.I.A.
In definitiva, a nostro parere, questa parte meriterebbe un lavoro più dettagliato ed approfondito, attraverso un intervento di riforma del D.Lg.vo 307 del 2006 piuttosto che inserendo la materia in questo contesto. Qui, come detto in premessa, l’impressione è che ci sia una inspiegabile fretta.

5) Pensiamo, infine, che l’Amministrazione stia perdendo l’occasione per colmare una lacuna dell'attuale testo del DPR. 54 che, mentre ci dà precise coordinate per trovare chi debba sostituire il consegnatario quando non c'è, nulla ci dice su chi, in una sede all'estero, debba essere il titolare della predetta funzione. L’unica certezza è che, nella proposta dell’Amministrazione (art. 3 comma 7), anche per l’attribuzione in via temporanea delle
funzioni di consegnatario, non è più escluso il personale dirigenziale.
Aggiungiamo, infine, due considerazioni che, pur non riguardando le modifiche proposte, sono comunque inerenti all’argomento che stiamo trattando e, a nostro avviso, importanti:
-    riteniamo imprescindibile l’apertura di un tavolo di confronto con le Organizzazioni Sindacali per apportare le necessarie modifiche alle declaratorie dei profili professionali interessati dalla presente riforma (ciò non solo in base a quanto prevede il C.C.N.L. ma anche in ragione di ciò che prevede l’attuale testo del citato DPR. 54 all’8° comma dell’articolo 3 e all’ultimo comma dell’art. 39) ed anche per valutare l'opportunità di tornare a scindere orizzontalmente le componenti consolare e contabile dei profili interessati;
-    riteniamo, infine, che non sia più sostenibile l’attuazione di riforme che accrescono compiti e responsabilità “a costo zero”, ma che sia giunto il momento che l’Amministrazione avvii una riforma dell’ISE che, con risorse aggiuntive e strumenti di flessibilità, possa premiare coloro che si fanno carico di attività che comportano maggiori responsabilità. Per quanto riguarda, invece, la proposta di revisione dell'architettura del Ministero, a parte l'inclusione dovuta alle nuove competenze ex MISE e alla vigilanza sugli Enti a seguito della riforma del 2019, non si comprende invece la sottrazione delle competenze culturali e la creazione di una nuova DG per la diplomazia pubblica e culturale. Riteniamo che la configurazione attuale della DGSP sia confacente agli stessi obiettivi di “promozione integrata” che l’amministrazione si era data e che sta funzionando. L’aver messo insieme i vari aspetti della
promozione (internazionalizzazione delle imprese e del Made in Italy, culturale, scientifica, accademica), l’aver sigillato queste attività con il marchio “Vivere all’Italiana”, ha permesso di mettere a sistema positivamente tutte le forze in campo. Lo scorporo del settore culturale potrebbe rappresentare, invece, una potenziale perdita dell’efficace sinergia fin qui raggiunta, anche in termini di finanziamenti. Si pensi alle varie e fortunate iniziative di promozione integrata che hanno beneficiato di questa sinergia, come ad es. la Settimana della cucina italiana.
Per quanto riguarda la previsione di far confluire l’attuale Servizio Stampa (attualmente strumento agile, a fianco del Gabinetto del Ministro) in una DG, si ritiene che tale scelta potrebbe rappresentare un appesantimento in termini operativi e funzionali.



FP CGIL               CISL FP                  UILPA
Silvia Scarinci            Aldo Migani       Alfredo Di Lorenzo