La Direttiva n. 2 del 2020 del Ministro per la Pubblica Amministrazione ha individuato, per effetto dell'emergenza sanitaria in atto, il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa.

Il Consiglio Internazionale della UILPA Esteri ha, a questo scopo, approfondito collegialmente in queste settimane le criticità e le prospettive di questa importantissima innovazione, individuando le soluzioni riportate di seguito.

Non sono mancate difficoltà in fase di avvio, in alcune Amministrazioni dello Stato si sono addirittura registrate iniziali resistenze ad estendere tale modalità di lavoro a tutto il personale, vuoi per impreparazione di fronte all'emergenza, vuoi per inerzia. Diamo al contrario atto al MAECI di essersi attivato nel minor tempo possibile non appena le norme emanate e le disposizioni impartite hanno reso il quadro chiaro. Si è trattato tuttavia di un processo repentino che quasi ovunque ha impedito una adeguata preparazione preliminare nei confronti del personale. Anziché rappresentare un problema ciò potrebbe al contrario costituire la fortuna di quest'esperienza trasformandola, in mancanza di un percorso preciso che non c'è stato il tempo di prestabilire, in un gigantesco esperimento collettivo capace di individuare dal basso modalità di organizzazione nuove e di adattarle anche alle esigenze di ampie fasce del personale.

I principali ostacoli di questo percorso si localizzano, al MAECI, in quei compiti e mansioni caratterizzati da un elevato grado di riservatezza, quando non di segretezza, per i quali è necessario adottare accorgimenti difficilmente replicabili all'esterno degli edifici dell’Amministrazione.

Sebbene esista già da tempo la possibilità tecnica di operare in remoto in diversi contesti e nella massima sicurezza - come già avviene per la Difesa e gli organismi di sicurezza in ambito pubblico e per gli istituti di credito nel privato - rimane tuttavia viva la sensazione che l'esistenza di queste delicate funzioni venga utilizzata per estendere oltre il dovuto il perimetro delle attività il cui accesso dall'esterno deve rimanere precluso. Si pone pertanto da questo punto di vista la necessità imprescindibile di individuare quei compiti e quelle mansioni - se non addirittura interi uffici - che non operino effettivamente su tematiche caratterizzate da particolare riservatezza o segretezza, individuando al contempo le soluzioni tecniche che consentano di accedere dall'esterno ai sistemi informatici individuati senza mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

L'obiettivo dovrebbe essere quello di offrire ad una elevata percentuale di colleghi la possibilità di lavorare da casa per un periodo di tempo molto maggiore a quello attualmente consentito (indicativamente tra i 10 ed i 15 giorni al mese).

Vale la pena evidenziare come lo sviluppo massivo del lavoro agile possa rivelarsi un esercizio virtuoso non soltanto per la pubblica amministrazione ed il suo personale, migliorandone la qualità della vita ma anche per la riduzione dell'inquinamento e del traffico urbano e per la crescita e lo sviluppo delle infrastrutture di comunicazione, trovando importanti sponde politiche negli ambienti favorevoli a modelli di sviluppo green non basati sui combustibili fossili.

Andrà comunque tenuto sempre presente, e scongiurato, che le innovazioni tecnologiche ed organizzative collegate allo svolgimento del lavoro agile non vengano utilizzate come giustificazione per l’eliminazione o la riduzione repentina di mansioni amministrative e dei corrispondenti posti funzione per il personale di ruolo sulla rete estera.

Il documento con queste proposte è già stato sottoposto all’Amministrazione ed alle consorelle, ma attendiamo ovviamente valutazioni e suggerimenti anche dagli iscritti.


 Roma, 6 aprile 2020                                Il Consiglio Internazionale della UILPA Esteri